Il parroco Berénger Saunière aveva iniziato nel 1891 anche una serie di lavori di pulizia nel cimitero attiguo alla chiesa di Rennes-le-Château. Queste attività furono probabilmente un normale lavoro di sistemazione dell’antico camposanto, che versava da molti anni in uno stato indecente. Sappiamo che all’epoca il cimitero si trovava in uno stato di crescente abbandono: un documento del 1876 attestava la presenza di molte ossa sparse su tutto il terreno, a vista. E Saunière si diede da fare per rendere il cimitero un luogo di sepoltura degno.
Saunière continua con i lavori di restauro all’interno della chiesa di Maria Maddalena a Rennes-le-Château. Dalle precise annotazioni lasciate dal parroco nel suo diario, sappiamo che il 21 settembre 1891, mentre proseguivano i lavori, scopre un sepolcro importante nella chiesa (découverte d’un tombeau), probabilmente grazie ad una serie di scavi. Il 21 settembre, giorno della scoperta, i muratori erano in procinto di installare il nuovo pulpito al posto dell’altare della Vergine ed è quindi molto probabile che il ritrovamento avvenne proprio in quel punto, accanto alla parete nord della chiesa, davanti al sito in cui sorgeva il vecchio altare dedicato alla Vergine, che da un lato si trovava fissato al muro e che, forse, nascondeva l’accesso alla cripta.
Abbiamo lasciato, nell’articolo precedente, il parroco di Rennes-le-Château, Saunière, alle prese con i lavori di restauro effettuati nella chiesa di Santa Maria Maddalena e abbiamo anche detto che all’interno del pilastro scolpito che sorreggeva il vecchio altare, trovò due o tre cilindri di legno che contenevano “forse” quattro o cinque pergamene.
Ma non furono questi gli unici ritrovamenti “misteriosi” fatti da Saunière che andranno a formare i tasselli della mitologia di Rennes-le-Château.
Nell’articolo precedente abbiamo visto che Béranger Saunière, divenuto parroco del piccolo paese di Rennes-le-Château, nel giugno del 1887 inizia i primi lavori di restauro nella chiesa di Santa Maria Maddalena con le riparazioni più urgenti, lavori che proseguiranno per diversi anni. Ed è nel corso di questi lavori che il sacerdote avrebbe fatto diverse scoperte.
All’inizio del IX secolo fu costruita una roccaforte sulla sommità della collina, dove oggi si trovano gli edifici di Béranger Saunière. Adiacente al fortino si trovava una cappella, che nel corso degli anni diventerà l’attuale chiesa di Santa Maria Maddalena.
Pannello didascalico nel Musée Domaine de l’Abbé Saunière a Rennes-le-Château, a cura di Mariano Tomatis. (Foto dell’autore)
Nell’articolo precedente abbiamo detto che per capire l’intricata storia di Rennes-le-Château dobbiamo partire da un uomo. Si tratta di Bérenger Saunière che nasce nel 1852 in un piccolo paese nella regione dell’Aude, Montazels, poco distante da Rennes-le-Château.
La famiglia Saunière. Joseph Saunière, padre di Bérenger, amministrava i terreni del castello di Montazels ed era sindaco del villaggio. Pannello didascalico nel Musée Domaine de l’Abbé Saunière a Rennes-le-Château, a cura di Mariano Tomatis. (Foto dell’autore)
Rennes-le-Château, un piccolo paesino della Francia meridionale ad una quarantina di chilometri a sud di Carcassonne, ha scatenato da più di un secolo un interesse incredibile, interesse che da molti anni ormai ha investito anche l’Italia. Fiumi d’inchiostro sono stati versati, pubblicazioni infinite di libri e articoli, trasmissioni televisive, romanzi…
La Tour Magdala, divenuta simbolo del paese di Rennes-le-Château, è posta in cima ad un’alta collina che domina la confluenza tra l’Aude e la Salz, su una prominenza calcarea che costituisce un magnifico panorama. (Foto dell’autore)
Pur contando solo una manciata di abitanti, ogni anno Rennes-le-Château è meta di migliaia di amanti del mistero e cercatori di tesori, attratti da un corpus leggendario creatosi dal sovrapporsi di tematiche provenienti da ambienti culturali molto diversi.
Effettivamente gli “ingredienti” per attirare e incuriosire gli
appassionati di “misteri” e subdoli complotti, ancora di più poi se riferiti
alla Chiesa cattolica, ci sono tutti: si parla di un un misterioso Secret (“segreto”), di cui però non si
conosce l’esatta natura.
C’è poi un immenso tesoro, in gran parte ancora da
ritrovare. Per alcuni si tratterebbe del tesoro dei Visigoti, costituito dal
bottino del sacco di Roma e dal tesoro del Tempio di Gerusalemme che era stato saccheggiato
nell’anno 70 d.C. dalle legioni di Tito e portato a Roma, impresa immortalata
sull’Arco di Tito a Roma, nel Foro Romano. Si stima che consistesse in molti
pezzi d’oro, per non parlare dei numerosi oggetti preziosi, come la Menorah, il biblico candeliere a sette
braccia. A Roma venne collocato all’interno del tempio dedicato a Giove
Capitolino sul Campidoglio. Come è noto, il destino del tesoro del Tempio di
Salomone è tuttora ignoto. C’è chi ipotizza che potrebbe essere rimasto a Roma
e poi inviato a Bisanzio, o disperso o fuso. Altri dicono che sia stato portato
via dalle truppe d’Alarico, il re dei Visigoti, che il 24 agosto 410 aveva
assediato e saccheggiato Roma e che, recandosi nella Francia meridionale, abbiano
portato con sé il bottino di guerra.
Narbonne, Carcassonne, Toulouse: in queste città stabilirono
i signori visigoti le loro residenze, tutti centri non lontani da
Rennes-le-Château, l’antica Rhedae.
Un secolo dopo, sotto la minaccia del merovingio Clodoveo, i Goti si videro
costretti a nascondere l’importante tesoro che non fu mai più ritrovato. E per
alcuni, il favoloso tesoro dei Visigoti potrebbe essere stato occultato proprio
nel paesetto dei Pirenei.
Per altri si tratterebbe del tesoro reale, nascosto a
Rennes-le-Château dalla regina Bianca di
Castiglia in fuga da Parigi. Il tesoro sarebbe composto da pietre preziose, oro
e armature.
Per altri ancora si tratterebbe invece del tesoro dei Catari
che era custodito a Montségur e che fu portato via nel 1244, alla vigilia della
resa della fortezza, e nascosto in una delle numerose grotte che si trovavano
nella regione.
Altre ipotesi riguardano il bottino raccolto dal re merovingio Dagoberto II durante le sue conquiste militari e infine, c’è chi ipotizza che possa trattarsi del tesoro del Regno di Maiorca, base ammiraglia della flotta templare, che fu portato via dagli stessi Templari quando abbandonarono la loro residenza catalana e che sarebbe composto da sei tonnellate d’oro.
Il libro quasi sconosciuto di Vezio Meleagri, “I tesori nascosti” del 1972, è il primo libro italiano a parlare del <<tesoro>> di Rennes-le-Château. (Foto dell’autore, il libro è conservato al Museo Bérenger Saunière a Rennes-le-Château)
«Il nome Rennes-le-Château è diventato
sinonimo di mistero. Il suo segreto è sinonimo di tesoro. Ma di che tesoro si
tratta? Un deposito di sacre reliquie? Un nascondiglio di monete, gioielli ed
altri oggetti preziosi? Si tratta forse del mitico Graal? Oppure abbiamo a che
fare con antichi documenti di grande valore storico? E inoltre: a quale epoca
risalirebbe questo deposito? Quando e da chi fu portato a Rennes? E, per
finire, la domanda chiave: dove esattamente fu occultato? Nella cripta della
chiesa di Santa Maddalena? Sotto la torre Magdala? Nel cimitero? Nei
sotterranei del castello oppure sotto villa Bethania? O forse il deposito non
si trova nemmeno in paese, ma in qualche grotta nei dintorni di Rennes?»
(Sabina Marineo, I tesori di
Rennes-le-Château e il periodo Corbu. I primi passi del mito tra gli Anni
Cinquanta e Sessanta, in www.renneslechateau.it )
Una piccola parte di questo immenso tesoro sarebbe stato ritrovato da uno strano e atipico parroco della piccola chiesa di Rennes-le-Château dedicata a Maria Maddalena, diventato improvvisamente ricchissimo, il quale sarebbe appartenuto ad una misteriosa società segreta o veniva comunque appoggiato da questa società occulta. E la stessa chiesa di Rennes, restaurata dal parroco, sarebbe lontanissima dagli schemi “ufficiali” cattolici e conterrebbe invece evidenti simboli esoterici e massonici.
Cartello pubblicitario posto all’interno del paese di Rennes-le-Château (Autore foto: Fabio Costa)
Ci sono poi degli strani e anomali edifici realizzati dal parroco del piccolo villaggio e delle pergamene, che avrebbe ritrovato e che conterrebbero misteriosi e complicatissimi messaggi cifrati e infine, entrano a far parte del mito di Rennes-le-Château, anche il Priorato di Sion, il Santo Graal e Maria Maddalena.
I costruttori del mistero hanno proposto una teoria dopo l’altra basandosi
su fatti, che sono stati tramandati di libro in libro, accettati come veri,
senza tenere conto che molti di essi erano stati già da tempo smascherati come
falsi. A cominciare dai primi, Pierre Plantard e Gérard de Sède, che “inventarono”
la leggenda di Rennes-le-Château. E a seguire, tanti altri libri che hanno
sfruttato un filone commercialmente valido, legato ai maggiori miti
cospirazionisti per tener desta l’attenzione, il cui apice si è avuto
con un romanzo fantastico che, incredibilmente, ha conosciuto un enorme
successo anche in Italia, Il codice da
Vinci. Il libro, scritto da Dan Brown,
non è altro che l’ennesima e clamorosa rivisitazione del “mito” leggendario
di Rennes-le-Château. Ed anche se la località nel romanzo non è mai nominata,
tutti sanno che ci si riferisce proprio a quella.
E così schiere di studiosi e appassionati di casi misteriosi
e di tesi storico-complottistiche hanno girato l’Europa e oltre alla ricerca di
indizi, senza curarsi di esaminare approfonditamente i documenti storici, allo
scopo di generare suggestioni di facile presa sul largo pubblico. E nei loro
libri ricorrono i molti “si dice”, “si racconta”, “nulla si sa con sicurezza”.
A partire dagli anni Ottanta il mistero di Rennes-le-Château
ha suscitato le più varie e improbabili teorie interpretative per decifrarne i
segnali occulti. Tutto questo soprattutto alla ricerca dello scoop sensazionalistico più che della veridicità
dei fatti. «Sempre
trascurando, alquanto stranamente, la realtà storica della vicenda, i dati di
fatto, anche quelli più evidenti. Anche la semplice cronaca dei fatti è stata
più volte, ad arte, contraffatta per avvalorare le diverse teorie
interpretative.» (Volterri – Piana, L’universo
magico di Rennes-le-Château. Anche in Italia le tracce di un intrigante mistero,
Milano, SugarCo, 2004)
Viene così sviscerato ogni più piccolo particolare, visto come strano, anomalo (ma che in realtà non è né strano né anomalo) e si cerca un suo significato “recondito”, “altro”, che sicuramente deve avere, al di là di quello “normale” e tradizionale. E così, tanto per fare un esempio, la decorazione con il teschio e la tibia, messa nel cancello che dà accesso al cimitero di Rennes-le-Château, diventa un “inequivocabile simbolo massonico”.
La decorazione con il teschio e la tibia nel cancello che dà accesso al cimitero di Rennes-le-Château (Foto dell’autore)
Ed ancora, negli anni Novanta alcuni rabbrividivano vedendo
in uno stanzino adiacente alla chiesa di Rennes-le-Château, una bambola dai
capelli veri… forse era indice di qualche rituale macabro, si chiedevano
alcuni. Peccato non considerare la risposta più logica: nell’800 tutte le
bambole avevano capelli veri!
Le valutazioni sugli afflussi a Rennes-le-Château vanno da circa 70.000 ad oltre 250.000 mila persone all’anno. Sono persone di tutte le età, che provengono principalmente dall’Europa, con una prevalenza di inglesi, e dall’America. E non sono mancati numerosi casi di profanazioni o distruzione di tombe, scavi, ritualità notturne, asportazione di statue e altri atti vandalici perpetrati anche all’interno della chiesa.
I due cartelli erano posti, fino a qualche anno fa, all’ingresso del paese: la vignetta di Saunière è tratta dal fumetto francese Rennes-le-Château “Le Secret de l’abbé Saunière“(1995), scritto e disegnato da Antoine Captier, Marcel Captier e Michel Marrot. La vicenda ricalca con precisione la storia di Bérenger Saunière così come raccontata dallo stesso Antoine Captier, insieme alla moglie Claire Corbu (figlia di Noël Corbu), nel libro “L’héritage de l’abbé Saunière” (Fonte: “Rennes-le-Château nei fumetti. Qualche contributo per una bibliografia ragionata“, di Mariano Tomatis Antoniono in http://www.renneslechateau.it. Il sito, curato da Mariano Tomatis, è una guida indispensabile e fondamentale, con la più vasta ricostruzione storico-documentaria ad oggi realizzata e il punto di riferimento più serio, approfondito e completo sulla storia di Rennes-le-Château)
«Ad ormai un secolo di distanza dalle vicende narrate,
migliaia di persone, ogni anno, visitano il minuscolo villaggio di
Rennes-le-Château. Compiono gli ultimi 4,5 chilomentri di erta salita con la
speranza, in alcuni casi la certezza, che una volta giunti alla meta qualcosa
di magico possa o addirittura debba accadere. Anche noi ci siamo stati […] e
abbiamo toccato con mano i luoghi del mistero, rimanendo affascinati,
meravigliati e anche – non poco! – perplessi per quell che ci siamo trovati di
fronte. Chiedendoci che cosa possa esser successo in questo luogo, molto tempo
fa. Perché qualcosa di molto strano è effettivamente successo.»
(Volterri R. – Piana A., L’universo
magico di Rennes-le-Château…, cit.)
La vicenda di Rennes è sicuramente molto complessa, si tratta di uno dei labirinti più intricati del mondo o anche di “un cubo di Rubik multicromatico” come è stato definito (M. Tomatis). La sua complessità è stata giustamente paragonata al tentativo di ricostruire un disegno utilizzando pezzi di puzzle provenienti da molte scatole diverse poiché i numerosissimi “pezzi”, che compongono la storia, provengono da epoche e personaggi diversi e sono stati tra loro mescolati, assemblati e amalgamati nel corso di un secolo.
E l’effetto che produce, a chi tenta sciogliere il filo
della matassa, è quello di un totale straniamento visto che spesso i pezzi non
combaciano tra di loro. Per questo motivo si può dire che si tratta di uno dei
più grandi misteri della storia.
Mi sono imbattuta nel mistero di Rennes-le-Château
casualmente perché mi stavo interessando, per motivi di studio e per motivi
legati al mio lavoro di guida turistica, ad uno dei “pezzi del puzzle” il
quale, a mia insaputa, rientrava anch’esso nel vasto fenomeno dell’enigma di
Rennes-le-Château e di cui non ne ero a conoscenza. E così, “indirettamente”,
per capire meglio la genesi del mio “pezzo”, ho iniziato ad interessarmi anche
io al “caso” di Rennes-le-Château, leggendo libri e articoli vari che ne
parlavano.
Ed ho deciso di dedicare a Rennes e a tutto quello che ruota
intorno ad esso, molti articoli che vedrete pubblicati nel mio blog www.vogliadiarte.com, per sviscerare a fondo e cercare di comprendere e
sciogliere la complessa matassa dell’enigma Rennes-le-Château.
Un paio di anni fa ho visitato personalmente questo piccolo paesino. Con la mia infaticabile Fiat 600 e in compagnia di due amici, siamo partiti da Roma diretti nella Francia meridionale, ed una delle tappe del nostro soggiorno è stata dedicata proprio a Rennes-le-Château.
All’ingresso del paese di Rennes-le-Château
Dopo aver passato vari
tornanti, con una segnalitica
praticamente inesistente relativa a Rennes-le-Château, si arriva al luogo del “mistero”
e in un cartello si legge: Domaine de
l’Abbé Saunière e cioè “Proprietà dell’abate Saunière”.
Rennes-le-Château: un luogo “misterioso”, “magico”, “occulto”? Verità, come sostengono alcuni, o mistificazione leggendaria? E come è nato questo mito? E perché questo paese ha suscitato tanto interesse fin dal lontano 1956, quando uscirono i primi articoli su La Dépêche du Midi dedicati al misterioso tesoro e al curato miliardario Bérenger Saunière, il curé aux milliards di Rennes-le-Château?
Per capirlo, è proprio dall’Abbé Saunière che dobbiamo partire…
NB: PRESTO IN PROGRAMMA! Andremo insieme a Rennes-le-Château in un suggestivo tour nella Francia del Sud, dal 30 Ottobre al 3 Novembre 2019, che avrà un filo conduttore molto particolare. Una delle tappe del nostro tour sarà dedicata proprio alla visita di Rennes-le-Château. Sto definendo gli ultimi dettagli relativi al viaggio e presto il tour lo potrete vedere pubblicato sul mio sito www.vogliadiarte.com/voglia-di-viaggiare, sulla mia pagina Facebook “Voglia di Arte” (@vogliadiarteofficial) e su Meetup nel gruppo “Voglia di Arte”.
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