Sebastiano, il cui nome deriva dal greco σεβαστός (sebastós, onorato, venerato, venerabile), fu uno dei santi più rappresentati nella storia dell’arte. Tale frequenza è dovuta anche al suo ruolo di protettore contro la peste, flagello che anticamente ricorreva molto spesso.

Il martire è generalmente rappresentato come un giovane o un atletico uomo, nudo e con un semplice panneggio che cinge i suoi fianchi, o con le vesti da cavaliere o da soldato romano.






Molto più rare le rappresentazioni di Sebastiano come un anziano con la barba, come nel mosaico nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, realizzato tra il 678 e il 681, dove il santo indossa una tunica.

Dal Rinascimento in poi prevalse la rappresentazione del primo martirio, quello delle frecce, senza considerare che fosse morto a causa della flagellazione, suo secondo martirio.


La rappresentazione più diffusa di San Sebastiano
L’iconografia di Sebastiano più comune è quella che lo ritrae come un bellissimo giovane imberbe, bersagliato dalle frecce e legato ad una colonna o ad un albero.



Questo tipo di raffigurazione, di cui si hanno innumerevoli esempi (1), si diffuse anche grazie ad un’altra leggenda risalente al VIII secolo, secondo la quale il santo era apparso in sogno al vescovo di Laon come un giovane efebo. Gli efebi nell’antica Grecia erano i giovani appartenenti alla classe dell’efebìa, quelli che oggi si chiamerebbero le reclute: ragazzi, dai 18 ai 20 anni circa, che venivano arruolati. Solo molto recentemente il termine è passato ad indicare un giovane dalle fattezze molto delicate, quasi femminee.
Le altre rappresentazioni legate al martirio di San Sebastiano
Più rare sono le rappresentazioni legate ad altri momenti del martirio del santo, come l’episodio di Irene che gli cura le ferite inferte dalle frecce: Guercino, “San Sebastiano curato da Sant’Irene”, Pinacoteca Nazionale di Bologna, 1619; Marcantonio Bassetti, “Sebastiano curato da Sant’Irene”, Musée des Beaux-Arts di Marseille, 1620 circa; Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, “San Sebastiano curato da Sant’Irene”, Ermitage di San Pietroburgo, 1628; Bernardino Gagliardi, “Sebastiano curato da Sant’Irene”, affresco nella chiesa di San Sebastiano al Palatino, metà del XVII secolo.

Altre opere rappresentano il secondo martirio di Sebastiano, quello della fustigazione: Pietro Paolo Vasta, “Secondo martirio di San Sebastiano”, Chiesa di San Sebastiano ad Acireale, 1732; Andrea Camassei, “Martirio di San Sebastiano”, Chiesa di San Sebastiano al Palatino a Roma, 1633.
La rappresentazione degli episodi narrati nella Legenda Aurea e nella Passio
Alcuni cicli pittorici riproducono gli episodi più salienti del martirio raccontati nella Legenda Aurea, una raccolta di vite di santi, compilata in latino nel XIII secolo da Jacopo da Varazze (Iacopo da Varagine), e nella Passio Sancti Sebastiani (Passione di San Sebastiano), un romanzo storico ricco di particolari prodigiosi, scritto probabilmente nel V secolo da un monaco romano, Arnobio il Giovane.
Questi affreschi, presenti nelle chiese o in piccole cappelle, furono quasi sempre realizzati in occasioni di epidemie di peste per chiedere protezione al santo contro la morte improvvisa, temuta perché avvenuta senza confessione e causata dal morbo.
È il caso, ad esempio, degli affreschi del Duomo di Parma, realizzati tra il 1417 e il 1426 e di quelli presenti nella cappella dedicata a San Sebastiano a Busca (Piemonte, provincia di Cuneo) realizzati nella metà del XV secolo, dove le sette scene, raffigurate sulle volte del portico sono anche accompagnate da cartigli esplicativi “a fumetti”.
Sia gli affreschi di Parma che quelli piemontesi seguono il racconto della Legenda Aurea.

Gli affreschi che decoravano le pareti della chiesa di San Sebastiano al Palatino, scomparsi dopo il restauro seicentesco della chiesa, in cinque scene riproducevano episodi della vita di San Sebastiano narrati nella Passio. L’iconografia degli affreschi è nota dalle riproduzioni che furono fatte nel Seicento, poco prima della loro definitiva scomparsa.
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Note
- Sono numerosissime le opere, quasi tutte conosciute come “San Sebastiano”; che ritraggono in questo modo il santo. Oltre quelle già citate nel presente articolo, possiamo ricordare anche: Sandro Botticelli, Gemäldegalerie di Berlino, 1473; Andrea Mantegna, Kunsthistorisches Museum di Vienna, 1456-57 circa; Antonello da Messina, Gemäldegalerie di Dresda, 1476-77; Lorenzo Costa, Galleria degli Uffizi di Firenze, 1490-91; Sodoma – Giovanni Antonio Bazzi o de’ Bazzi detto il Sodoma – Palazzo Pitti di Firenze, 1525; El Greco, Museo del Prado di Madrid, 1610-14; Domenichino (“Il martirio di San Sebastiano”), chiesa di S. Maria degli Angeli a Roma, 1627; Guercino, Museo Pushkin di Mosca, 1642; François-Xavier Fabre (“Agonia di San Sebastiano”), Musée Fabre di Montpellier, 1789.
Non so se hai terminato di parlare di S.Sebastiano(non ho visto indicato il prossimo argomento) e, percio’, non voglio rilasciare, ora, un mio commento perche’ potrei fare delle anticipazioni, in caso che si(che hai terminato), allora mi proporro’ di aggiungere qualcosa di mio la prossima volta; per adesso ti ringrazio per le notizie agiografiche ed iconografiche cosi’ precise, ciao