Origine e sviluppo storico della Festa della Candelora

Per comprendere il contenuto e il senso della festa che si celebra il 2 febbraio, se ne deve conoscere l’origine e il suo sviluppo storico.

Nel corso dei secoli la festa era nota con varie denominazioni: Festa dell’incontro di Gesù con il vecchio Simeone e con la profetessa Anna; Festa della Presentazione di Gesù al tempio; Festa della Purificazione di Maria; la Candelora.

Vittore Carpaccio, La presentazione di Gesù al tempio, 1510, Gallerie dell’Accademia di Venezia.

La Festa dell’incontro di Gesù con il vecchio Simeone e la profetessa Anna e la Presentazione di Gesù al Tempio

La Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme era un rito prescritto dalla legge giudaica: ogni primogenito maschio apparteneva al Signore (1).

Si legge nel Vangelo di Luca:

“Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, un uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».” (2)

Andrea Mantegna. Presentazione al Tempio, 1454-55, Berlino, Staatliche Museen

L’evangelista Luca annota che i genitori di Gesù seguivano scrupolosamente tutte le prescrizioni della legge giudaica. E la presentazione del bambino al santuario per loro era doverosa.

Giuseppe e Maria dunque rispettano la prassi in uso e offrono “una coppia di tortore o di giovani colombi”, l’offerta tipica dei poveri, come era la famiglia di Gesù: “Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio espiatorio” (3). Portare le offerte all’altare del tempio era, infatti, uno dei rituali più importanti per tutti gli Israeliti.

E qui entra in scena Simeone (4), un ebreo ormai avanti negli anni che aspettava di morire ma non prima di aver visto il Messia, come gli era stato profetizzato. Essendo un uomo vecchio, aveva probabilmente anche la vista ormai stanca e debole, eppure seppe riconoscere in quel bambino, il figlio di Maria e Giuseppe, il Messia, colui che è stato consacrato da Dio per una missione salvifica (5).

È dunque questa una delle prime manifestazioni della Divinità di Cristo e della Sua missione salvifica universale, dopo quella dell’arrivo dei Magi (6) che riconoscono in quel piccolo bambino il Messia.

Giovanni Bellini, Presentazione al Tempio, 1460-70 circa, Venezia, Fondazione Querini Stampalia.

Simeone ha visto con i suoi occhi, grazie allo Spirito Santo, ed ora, dopo aver benedetto Dio con una preghiera di ringraziamento – Nunc dimittis – (7), può morire in pace, perché ha visto la “salvezza”, ha riconosciuto Colui che salverà il mondo intero. La missione salvifica di Cristo è infatti una missione universale perché Lui è la “luce per illuminare le genti”, ma sarà una missione accompagnata da ostilità e persecuzioni. E dalle parole di Simeone “Lumen ad revelationem gentium” deriva il simbolo della candela come simbolo di Cristo.

Le candele, segno distintivo della Festa del 2 Febbraio (Fonte foto: http://www.fetesvousmeme.fr)

Oltre al vecchio Simeone, anche la profetessa Anna, una donna anche lei di età avanzata, consacrata a Dio e interprete dei suoi comandamenti, riconosce la missione salvifica di Gesù:

“C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle […]. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (8).

Guido da Siena, Presentazione al Tempio, 1270-1280, Paris, Musée du Louvre

La prima testimonianza scritta di questa festività è contenuta nella “Peregrinatio Aetheriae” (“Pellegrinaggio di Eteria”), o “Itinerarium Egeriae” (“Itinerario di Egeria”), un testo scritto in latino tra il 381 e il 384 dove Eteria o Egeria descrive il suo pellegrinaggio in Terrasanta; grazie a questo testo è stato possibile conoscere la liturgia in uso a Gerusalemme.

Il quarantesimo giorno dopo l’Epifania, qui (a Gerusalemme), è celebrato con grande solennità. In quel giorno si fa una processione (con affluenza numerosa di fedeli) all’Anastasis (9) e tutti vi partecipano; ogni cosa si compie con grande festa, come a Pasqua. Predicano tutti i sacerdoti e pure il Vescovo, commentando sempre quel passo del Vangelo nel quale si dice che Giuseppe e Maria, il quarantesimo giorno, portarono il Signore al Tempio, e che Simeone e la profetessa Anna, figlia di Fanuèle, lo videro, e si ricordarono delle parole che essi dissero alla vista del Signore e l’offerta che i genitori fecero.

Dopo aver compiuto tutte le cerimonie usuali si celebrano i Misteri e avviene il commiato” (10).

La mappa di Gerusalemme nel VI secolo; mosaico pavimentale di Madaba in Giordania

Egeria parla di quaranta giorni dopo l’Epifania: ricordiamo che a Gerusalemme con l’Epifania si celebravano molteplici eventi tra cui la nascita di Gesù e tutta la Chiesa Orientale si riteneva un’erede diretta della Chiesa di Gerusalemme: “Queste origini giudeo-cristiane della festa dell’Epifania, come celebrazione della natività di Gesù, sono state progressivamente dimenticate, sino ad essere completamente ignorate.” (11)

La festività da Gerusalemme si diffuse in Oriente verso la fine del V – inizio VI secolo. A Bisanzio e Costantinopoli fu introdotta dall’imperatore Giustiniano verso il 534 – 542.

Nel VI secolo in Oriente la festa assunse il nome greco di Ypapanté, “Incontro” del Signore nel tempio. Tuttora nelle chiese orientali la festa del 2 febbraio, denominata Festa di Ypapanti, è tra le dodici grandi feste dell’anno liturgico.

Incontro di Cristo, icona russa, XVIII-XIX secolo

Con questo nome fu introdotta a Roma nel secolo VIII da papa Sergio I che fece tradurre i canti della festa dal greco al latino. La festa a Roma, nel Medioevo, era molto imponente e consisteva in una lunghissima processione che dal Foro (chiesa di Sant’Adriano) giungeva alla basilica di Santa Maria Maggiore. In seguito la processione si svolse intorno alla Basilica di San Pietro, accorciando notevolmente il suo tragitto.

L’usanza della benedizione delle candele è successiva alla processione. A Roma è documentata tra la fine del IX e l’inizio del X secolo e probabilmente fu introdotta dal clero franco-germanico.

 

La festa della Purificazione della Beata Vergine Maria

Secondo l’usanza ebraica (come prescritto nel Levitico), una donna che avesse dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per sette giorni, e per altri trentatré non avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto. Trascorso questo periodo di 40 giorni dopo il parto, doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

Ambrogio Lorenzetti, Presentazione di Gesù al Tempio, 1342, Firenze, Galleria degli Uffizi.

“Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione” (12).

Da Roma la festa nei secoli VIII – IX arrivò anche nel territorio gallo-franco e qui la festa di Cristo si sviluppò in una festività mariana, la “Festa della Purificazione di Maria”. Dall’Alto Medioevo e fino all’ultima riforma liturgica del 1969 il 2 Febbraio era noto nella liturgia romana come la “Festa della Purificazione della Beata Vergine Maria”.

 

La Festa della Candelora

Di una processione con le candele si parla verso la metà del V secolo, usanza che si diffuse soprattutto nel territorio franco-gallo nel IX – X secolo mentre la benedizione delle candele si diffonderà dal X secolo e a Roma dal XII (13).

Processione con le candele durante la celebrazione della Festa del 2 Febbraio (Fonte foto: http://muniatintrantes.blogspot.it )

La tematica della luce trova corrispondenza nel vangelo di Luca poiché, come si è già visto, il vecchio Simeone proclama Gesù “Luce per illuminare le genti”.

A queste candele benedette si attribuivano poteri apotropaici contro i pericoli del corpo e dell’anima, sia in terra che nelle acque. Per questo venivano appese alle pareti vicino al letto e accese in caso di pericolo come richiesta di aiuto alla Madonna (ad esempio in occasioni di temporali o epidemie o nell’ora della morte).

Festa della Candelora a San Nicola da Crissa (Vibo Valenzia). Fonte foto: http://angolodellamicizia.forumfree.it

Fu proprio nei paesi germanici che, dal X secolo, la festa della Purificazione di Maria fu chiamata anche “Mariä Lichtmess” termine che è passato poi anche in altre lingue: “Candlemas” in inglese, “La Chandeleur” in francese (ed anche “Fête des Chandelles”), “Candelaria” in spagnolo e “La Candelora” in italiano.

Celebrazione del Candlemas Day (Fonte foto: http://archivalmoments.ca)

Dopo la riforma

Dopo il Concilio Vaticano II (1962 – 1965) la festa del 2 febbraio ha recuperato il suo primario contenuto cristologico e dal messale romano del 1970 la festa ha il titolo ufficiale di “Presentazione del Signore” ma ha conservato anche una forte componente mariana, che si era ormai acquisita da secoli, insieme al rito della benedizione delle candele e della processione.

La celebrazione della Festa del 2 Febbraio (Fonte foto: http://muniatintrantes.blogspot.it )
Per vedere i miei eventi in programma (visite guidate e viaggi): http://www.vogliadiarte.com/visite-in-programma/ http://www.vogliadiarte.com/voglia-di-viaggiare 

Per rimanere aggiornati sugli eventi in programma (visite guidate e viaggi) ed essere inseriti nella mailing list scrivi a: prenotazioni@vogliadiarte.com e metti mi piace alla mia pagina Facebook https/www.facebook.com/vogliadiarteofficial/ 

Testi a cura di Maria Alessandra de Caterina (www.vogliadiarte.com) - Tutti i diritti riservati.  
Il materiale di questo sito non può essere copiato o venduto in qualsiasi forma, senza l'autorizzazione dell'autore. E' gradita la condivisione sui Social Network (Facebook, Twitter ecc.) per uso personale e per fini non commerciali.

Note:

1) Esodo, 13, 2 e 13, 12; Levitico 6-8; Numeri, 18, 15.

2) Vangelo secondo Luca 2, 22-32, in “La Bibbia di Gerusalemme”, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005.

3) Levitico 12, 8, in “La Bibbia di Gerusalemme”, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005.

4) Simeone, il cui nome in ebraico significa “Dio ha esaudito”, era un Israelita morto nel I secolo d.C. a Gerusalemme. Nel VI secolo le sue reliquie arrivarono a Costantinopoli e da qui furono traslate nel 1243 a Zara in Dalmazia dove fu eretta una chiesa. La sua memoria, nel calendario bizantino, viene festeggiata il 3 febbraio, insieme a quella della profetessa Anna.

5) La parola “Messia” deriva dall’ebraico Mashiach, che significa “Unto” ed è l’equivalente della parola greca Christos, tradotta in italiano con “Cristo”. Gli Ebrei che credettero in Gesù lo chiamarono Y’shua Ha-Mashiach (pronuncia “iesciùa a mascìa”), “Gesù il Messia”: Gesù è l’Unto, Unto da Dio di Spirito Santo. Nei testi storici antichi si legge che l’unzione era riservata ai re e conferiva loro un carattere sacro.

6) I magi, dal greco μαγος (magos), erano dei sapienti astrologhi pagani che, seguendo la stella di Gesù, giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorarlo: vedi Vangelo secondo Matteo 2,1-12.

7) Il cantico del Nunc dimittis con il quale Simeone chiede congedo a Dio, è conosciuto anche come “Cantico di Simeone” e prende il titolo dalle prime parole della traduzione latina: “Nunc dimittis servum tuum, Domine” (Ora lascia, o Signore, che il tuo servo): vedi Vangelo secondo Luca 2, 29-32. Questo il testo completo del cantico, in latino: “Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace: Quia viderunt oculi mei salutare tuum, Quod parasti ante faciem omnium populorum: Lumen ad revelationem gentium, et gloriam plebis tuae Israel.

8) Vangelo secondo Luca 2, 36-38, in “La Bibbia di Gerusalemme”, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005.

9) L’Anastasis, “Resurrezione” in greco, è un’edicola a pianta centrale sormontata da una cupola che costituiva una delle tre parti del complesso architettonico edificato nel IV secolo da Costantino sul Golgota, il luogo della crocifissione, sepoltura e resurrezione di Gesù a Gerusalemme.

10) Egeria, Itinerarium Peregrinatio: “Sane quadragesimae de epiphania valde cum summo honore hic celebrantur. Nam eadem die processio est in Anastase, et omnes procedunt, et ordine suo aguntur omnia cum summa laetitia ac si per pascha. Praedicant etiam omnes presbyteri et sic episcopus semper de eo loco tractantes evangelii, ubi quadragesima die tulerunt Dominum in templo Ioseph et Maria et viderunt eum Symeon vel Anna prophetissa, filia Fanuhel, et de verbis eorum, quae dixerunt viso Domino, vel de oblatione ipsa, quam obtulerunt parentes. Et postmodum celebratis omnibus per ordinem, quae consuetudinis sunt, aguntur sacramenta, et sic fit missa.”.

Cfr. Egeria, Diario di Viaggio, Torino, Edizioni Paoline, 1992 e anche «La festa del 40° giorno a Gerusalemme», in http://www.mariedenazareth.com.

11) Cfr. l’interessante articolo di Dario Bazec, “Natale ed Epifania”.

12) Levitico 12, 2-4, in “La Bibbia di Gerusalemme”, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005.

13) Nel “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro sino ai nostri giorni”, Venezia, Tipografia Emiliana, scritto tra il 1840 e il 1879 da Gateano Moroni, si dice che l’usanza della processione con le candele e della loro benedizione durante la festa della Candelora (o Candelaia) fu introdotta a Roma da papa Sergio I nel 687 per significare che Gesù Cristo è la luce del mondo. Con lui la processione, con le candele accese, partiva dalla Chiesa di Sant’Adriano per arrivare a Santa Maria Maggiore: pp. 199-200.

Autore: Maria Alessandra de Caterina

Mi chiamo Maria Alessandra de Caterina, sono una storica dell'arte e una guida turistica di Roma. Organizzo visite guidate a Roma e dintorni, escursioni giornaliere e tour di più giorni.

3 pensieri riguardo “Origine e sviluppo storico della Festa della Candelora”

  1. Ho letto con molto interesse questo tuo ultimo articolo sulla festivita’ cristiano-cattolica della “Candelora” per i precisi riferimenti alle sue origini ebraico-cristiane ed al suo evolversi nel tempo fino ai giorni nostri.
    Hai messo ben in risalto(attraverso la testimonianza dell’Evangelista Luca) la funzione salvifica di Gesu’, come “Lumen ad revelationem gentium”, con la sua presentazione al Tempio, secondo una antica prescrizione giudaica, funzione, poi, estesa, appunto, alle candele benedette, durante il rito.
    Secondo il da te citato Gaetano Moroni ed il suo Dizionario…pare che la festivita’ della ” Candelora”(anche se con nome diverso e di derivazione greca) sia stata introdotta a Roma, per la prima volta, da Papa Sergio I° intorno al 687.
    Io avevo fatto una ricerca sulla “Treccani” (e sono andato a rivederla per sicurezza) sulle origini di tale festivita’ perche’ e’ risaputo che molte liturgie cattoliche sono nate in sostituzione di antichi riti pagani, cosi’ come architettonicamente diversi Templi romani e non sono stati ristrutturati e riconsegnati al culto, ma a quello cristiano(del resto tutta Roma, nel tempo, e’ stata ricostruita sulle antiche nostre vestigia!).
    Orbene, a differenza di quanto riportato dal suddetto Moroni,alcuni ricercatori asseriscono che la Candelora abbia origini ancora anteriori al V° secolo, sebbene di poco, ma in sostituzione di un antichissimo rito pagano, che affonda le sue radici fin da prima della stessa fondazione di Roma!
    Siccome tu hai preferito soffermarti sulle origini ebraico-cristiane della Candelora, a me fa piacere riportare anche altre argomentazioni diverse a beneficio degli altri tuoi lettori, che ne fossero interessati.
    Cerchero’ di essere il piu’ sintetico possibile, anche se gli argomenti sono tanti e tutti degni di nota.
    Tali ricercatori e per lo piu’ stranieri affermano, su quali prove non so, che la nostra Candelora abbia sostituito l’antichissimo rito in onore del dio-fauno Luperco(lupum arceo), rituali che si tenevano tra il 15 ed il 18 di febbraio sul Mons palatium(Palatino)e precisamente sull’altura degradante verso il Velabro ed il Foro Boario, dentro una grotta, detta Lupercale, con sacrifici animali. Erano i “Lupercalia”, per la protezione delle greggi, per la fecondita’ delle donne e per la salvezza dalle pestilenze varie.
    Detto rito sopravvisse fino all’eta’ imperiale, finche’ intorno al 494 Papa Gelasio I° convinse l’imperatore Atanasio ed il Senato ad abolire i ” Lupercalia”, perche’ legati alla superstizione pagana, sostituendoli con la festivita’ della “Purificazione della Beata Vergine Maria” di derivazione ebraica e spostando la data al 2 febbraio(cioe’ 40 giorni dopo il Natale, periodo ritenuto impuro per le partorienti).
    Cosi’ come i Lupercalia culminavano con la “februatio” (purificazione e processione con candele, simbolo di purezza), anche la festivita’ voluta da papa Gelasio I° si svolgeva con una processione, che dal Foro arrivava alla basilica di S.Maria Maggiore e culminava con la S.Messa e con la benedizione delle candele(de benedictione candelarum).
    Alcune cose le ho lasciate nella penna, per la promessa fatta di essere sintetico, ma rimando all’ Enciclopedia “Treccani” per chi volesse approfondire.
    Con cio’ ti ringrazio e ti saluto….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.