La chiesa di San Sebastiano al Palatino

La Chiesa di San Sebastiano con l’annesso convento, è posta nell’angolo nord-orientale del Palatino e si trova su una terrazza artificiale di forma rettangolare di metri 110 x 150 a fianco dei resti del tempio che l’imperatore Marco Aurelio Antonino (218-222 d.C.) dedicò alla divinità solare di El-Gabal, la “divinità dall’alto” (da “el” parola siriaca che vuol dire dio e “gebal”, dall’alto) e da cui l’imperatore trasse il soprannome di “Eliogabalo” (o Elagabalo).

La chiesa di San Sebastiano con i resti del tempio di Eliogabalo

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La figura di San Sebastiano nell’arte

Sebastiano, il cui nome deriva dal greco σεβαστός (sebastós, onorato, venerato, venerabile), fu uno dei santi più rappresentati nella storia dell’arte. Tale frequenza è dovuta anche al suo ruolo di protettore contro la peste, flagello che anticamente ricorreva molto spesso.

Martirio di San Sebastiano, Piero del Pollaiolo, National Gallery di Londra, 1475

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San Sebastiano: chi era costui?

Sono pochi i documenti su San Sebastiano dai quali si possono ricavare notizie certe sulla sua vita.

27 San Sebastiano, Sandro Botticelli, Gemäldegalerie di Berlino, 1473

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Il culto solare di El-Gabal (deus sol invictus)

Nel 220 – 221 d.C. Marco Aurelio Antonino, divenuto imperatore nel 218, dedicò alla divinità di El-Gabal un tempio sul Palatino, i cui resti sono visibili nell’area conosciuta come “Vigna Barberini”.

Resti del tempio di Eliogabalo nell’area di “Vigna Barberini” al Palatino

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Heliogabalium, il Tempio del Sole di Eliogabalo

La chiesa di San Sebastiano al Palatino è stata costruita sulle fondamenta del pronao di un tempio, di cui oggi rimane solo il basamento. Sono i resti del santuario che l’imperatore Marco Aurelio Antonino (Eliogabalo), fece erigere nel lato nord orientale del Palatino, dedicandolo alla divinità solare di origine siriana El-Gabal.

I resti dell’Heliogabalium e la chiesa di San Sebastiano al Palatino

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Marcello Dudovich, il pittore della vita moderna

 

“Non credo di essere né passatista né futurista né di essermi lasciato sedurre dalla tentazione di scimmiottare gli altri per essere di moda… L’arte non ha moda ed è una cosa terribilmente seria.”

M. Dudovich, Mele & C. Napoli – Novità estive, 1908 ca. Manifesto litografico (stampa Ricordi, Milano). 200 x 145 cm. Raccolta Salce, Museo Civico Bailo, Treviso

Nei prossimi articoli mi occuperò di un artista a cui sono molto legata, non solo perché è stato l’argomento della mia tesi di laurea in Storia dell’Arte, ma soprattutto perché è un artista che ho sempre amato, irresistibilmente attratta dalle sue opere.

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Maria Mancini Colonna “l’indomabile”: la passione del Re Sole (terza ed ultima parte)

La rocambolesca fuga

Perché dunque Maria Mancini fuggì dalla sua reggia romana? Nelle sue Memorie  Maria racconta che scappò per non avere altre gravidanze. Con la nascita del terzo figlio infatti Maria rischiò di morire e per questo non volle averne altre, comunicando al marito la sua decisione di non avere altri figli. Lorenzo Onofrio Colonna accettò questa decisione.

Ma fu veramente questa la ragione della sua fuga?

Cerchia del pittore fiammingo Jakob Ferdinand Voet, “Ritratto di Maria Mancini”, 1670 ca. (Galleria Colonna, Sala Azzurra)

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Maria Mancini Colonna “l’indomabile”: la passione del Re Sole (seconda parte)

Maria, principessa di casa Colonna

Maria Mancini, sposata con Lorenzo Onofrio Colonna, divenne così la padrona di una splendida dimora, quella di Palazzo Colonna, uno dei palazzi privati più grandi e superbi di Roma che stupisce ancora oggi per la sua magnificenza e la sua bellezza, palazzo di proprietà degli eredi di questa secolare e importante famiglia romana.

Ma chi era Lorenzo Onofrio Colonna?

“Ritratto di Lorenzo Onofrio Colonna venticinquenne”, (1662), Incisione, Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

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Maria Mancini Colonna “l’indomabile”: la passione del Re Sole

Maria Mancini alla corte del più potente sovrano d’Europa, il Re di Francia Luigi XIV

Maria nacque a Roma nel 1639 e arrivò a Parigi nel 1653 con la madre e le sorelle minori Ortensia e Marianna. Aveva allora 14 anni. Era una delle nipoti del potente cardinale Giulio Mazzarino che fece la sua fortuna in Francia e per questo, insieme alla sue sorelle, ebbe l’epiteto di «mazarinettes».

Jacob Ferdinand Voet, “Ritratto di Maria Mancini come Cleopatra”, 1663-72, Staatliche Museen, Berlin

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