La chiesa di San Sebastiano al Palatino

La Chiesa di San Sebastiano con l’annesso convento, è posta nell’angolo nord-orientale del Palatino e si trova su una terrazza artificiale di forma rettangolare di metri 110 x 150 a fianco dei resti del tempio che l’imperatore Marco Aurelio Antonino (218-222 d.C.) dedicò alla divinità solare di El-Gabal, la “divinità dall’alto” (da “el” parola siriaca che vuol dire dio e “gebal”, dall’alto) e da cui l’imperatore trasse il soprannome di “Eliogabalo” (o Elagabalo).

La chiesa di San Sebastiano con i resti del tempio di Eliogabalo

La chiesa e il convento in età medievale

In questo tempio, come ci dicono gli autori antichi, l’imperatore Eliogabalo pensò di trasferirvi il “Palladio” che Enea avrebbe condotto con sé fuggendo da Troia. Questa statua di legno, tra gli oggetti della religione romana più sacri alla città, ritraeva Pallade Atene e si riteneva che avesse il potere di difendere un’intera città. Virgilio narra che Enea portò con sé la statua in Italia, trasferita poi nel tempio di Vesta al Foro romano, dove era custodita insieme al fuoco sacro.

Per la presenza del Palladio la chiesa in età medioevale era conosciuta come “S. Maria in Palladio” (o in Pallaria o in Pallara) ma è citata anche come “S. Sebastiano e San Zotico”, martire vissuto sotto Diocleziano, il cui culto era testimoniato dagli affreschi, oggi perduti, del X secolo che decoravano la parete destra della chiesa. Dai primi anni del XIII secolo prevarrà poi la dedica a San Sebastiano in quanto le origini antichissime della chiesa sono connesse con il martirio del santo avvenuto sul Palatino.

Il convento annesso alla chiesa di San Sebastiano

L’elemento più interessante è nel corpo angolare, arretrato rispetto alla facciata, diviso da una cornice costituita da mensole con al di sotto una fila di beccatelli marmorei e di dentelli in cotto. È plausibile ipotizzare che una parte della costruzione dell’edificio medievale avesse le caratteristiche di una torre che fu poi ampliata, e che poteva servire per scopi difensivi – intorno al 1000 sorsero in questa zona le fortificazioni della potente famiglia dei Frangipani – come si ritrova anche nelle chiese romane dei Santi Quattro Coronati e di Santa Balbina.

Il monastero e la chiesa ebbero nel Medioevo un ruolo di rilievo. Nel 1061 l’intero complesso venne concesso ai Benedettini e dipendeva dalla potente Abbazia di Montecassino, acquisendo notevole importanza.

Particolare degli affreschi superstiti della Chiesa di San Sebastiano con San Benedetto (Foto dell’autore)

Verso la seconda metà del XIII inizia la fase di decadenza della chiesa e dell’annesso convento, che furono progressivamente abbandonati. Nella prima metà del XV secolo il complesso fu trasformato in un casale rustico o in un fienile.

Nel 1630 il Principe Taddeo Barberini divenne il nuovo proprietario del terreno (conosciuto allora come “Vigna e orto al Monte Palatino”) e fece restaurare a sue spese il complesso. Il Principe era il nipote di Urbano VIII – Maffeo Barberini, papa dal 1623 fino al 1644, anno della sua morte.

Con il restauro la chiesa fu definitivamente intitolata a San Sebastiano, protettore della famiglia Barberini e al titolo della chiesa alle volte fu aggiunto anche la denominazione “alla polveriera”, per la sua vicinanza ad una fabbrica di polveri da sparo.

Il 20 Gennaio del 1631, nel giorno della festa del santo martire, fu celebrata per la prima volta la messa nella chiesa restaurata.

 

Il restauro dei Barberini

L’intervento di ricostruzione e restauro si deve all’architetto fiorentino Luigi Arrigucci che nel 1630 realizzerà una semplice facciata in stucco, terminante con un timpano, decorata dallo stemma della famiglia Barberini sopra il portale e dalle api araldiche che si ripetono nella facciata e lungo i fianchi.

Particolare della facciata di San Sebastiano dopo i restauri seicenteschi

All’interno, l’Arrigucci conservò l’originaria planimetria con un’unica navata con copertura a volta terminante con una piccola abside.

Il restauro del 1630 interessò anche il presbiterio con la realizzazione di un altare maggiore, ad opera sempre di Luigi Arrigucci.

L’interno di San Sebastiano dopo i restauri seicenteschi. La chiesa è una tra le più richieste per le celebrazioni di matrimoni

Su di esso, dentro una cornice marmorea, era stata collocata la pala d’altare con il Martirio di San Sebastiano commissionata dal pontefice ad Andrea Camassei. Il dipinto, realizzato nel 1633, si discosta dalla consueta rappresentazione del martire trafitto dalle frecce e presenta l’episodio della fustigazione che causò la morte del santo; sullo sfondo è visibile il Colosseo. La tela fu poi spostata sulla parete sinistra della navata e al suo posto è stata collocata una lastra di cristallo per avere la visione degli affreschi dell’abside posti sul retro dell’altare maggiore.

 

La pala d’altare con il “Martirio di San Sebastiano” di Andrea Camassei (1633)

Gli affreschi nella tribuna sono opere seicentesce realizzate dal pittore Bernardino Gagliardi che li eseguì, probabilmente, una volta terminati i lavori di rifacimento della chiesa. Nella lunetta sull’altare maggiore è raffigurato Sebastiano curato da Irene mentre gli estrae le frecce dal corpo. Nella cupola, il Padre Eterno fra angeli e quattro Virtù, dipinte nei pennacchi (Fede, Carità, Costanza e Contrizione).

Gli affreschi seicenteschi della volta

Nella parete destra fu murata nel 1633, per volere di Urbano VIII, un frammento di una lapide sepolcrale del 977, ritrovata in questo luogo, con lo scopo di attestare l’antichità della chiesa, che contiene le lodi ad un certo “Merco”. È un nobile che si ritirò nel monastero della chiesa di San Sebastiano abbandonando i suoi agi familiari. Questa lapide del X secolo è la più antica notizia storica pervenuta sulla chiesa.

Nel 1650 sulla porta che dà accesso al cortile del convento e della chiesa, i Principi Barberini misero un’iscrizione per ricordare la dedica a San Sebastiano e fecero dipingere anche un affresco, nella nicchia sopra l’iscrizione, con San Sebastiano con l’uniforme da soldato (l’attuale immagine di San Sebastiano è moderna). Nell’iscrizione in latino si legge che Sebastiano “soldato di Cristo e martire”, fu “bastonato a morte nell’ippodromo del palazzo”.

Il portale di accesso al complesso di San Sebastiano

Dopo il 1920 la chiesa passò dai Barberini allo Stato che nel 1965 provvide ai restauri.

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Autore: Maria Alessandra de Caterina

Mi chiamo Maria Alessandra de Caterina, sono una storica dell'arte e una guida turistica di Roma. Organizzo visite guidate a Roma e dintorni, escursioni giornaliere e tour di più giorni.

Un commento su “La chiesa di San Sebastiano al Palatino”

  1. Verissimo! S.Sebastiano al Palatino e’ la Chiesa dei matrimoni “per antonomasia”. Pensa un po’ li si e’ sposata mia sorella, su mio suggerimento, e sempre li ha fatto le nozze d’argento.
    Parlo dei primi anni ’60, mia sorella si e’ sposata nel 1962 ed io, qualche anno prima, frequentavo il Liceo-Ginnasio ” Pilo Albertelli” gia’ Umberto I. Talvolta, uscendo da scuola, si andava a giocare a pallone o al Colle Oppio o sotto il Colosseo(allora non c’era anima viva!!). Finita la partita, a me piaceva salire sul Palatino per fare una breve visita a S.Sebastiano….E’ il nome che hanno portato alcuni miei ascendenti paterni e molto frequente a Siracusa, patria di origine, anche se mio padre era nativo di Agrigento.
    S.Sebastiano e’ assai venerato in Sicilia, specie nella parte orientale; presso gli archivi della Basilica di Melilli(Miliddi, in siciliano) si custodisce un prezioso documento, il quale riporta un fatto realmente accaduto agli inizi del XV° secolo d.C. Narra che, in zona, alcuni marinai erano scampati ad un naufragio, dopo essersi raccomandati proprio a S.Sebastiano e che sulla spiaggia era stata trovata una sua statua. Era il 1° maggio del 1414 e gli abitanti del posto si affrettarono a porre la statua in una cassa per il trasporto….ma la cassa era diventata cosi’ pesante che non riuscirono a sollevarla. Allora vennero in aiuto gli abitanti di Melilli, per i quali la cassa cesso’ di essere troppo pesante, tanto da riuscire a portarla in citta’, ma qui la cassa si fece nuovamente troppo pesante, segno che il santo voleva restare proprio li. Cosi’ da quella volta ogni primo maggio(poi spostato al 4 con l’istituzione della festa del lavoro) la statua viene portata in processione e festeggiata per otto giorni, dopodiche’ viene velata e riposta in attesa del 20 gennaio, in cui cade la festa liturgica. Durante gli otto giorni di maggio, giungevano da ogni parte, a piedi scalzi, i “nuri” (cioe’ nudi) pellegrini vestiti solo con mutande o calzoncini e con in mano fiori per il santo; oggi sono vestiti di bianco con una fascia rossa. Da buon oriundo non potevo non parlare di questa testimonianza.
    Certamente S.Sebastiano e’ stato ed e’ uno dei santi piu’ venerato in Italia ed all’estero, ma anche il piu’ “strumentalizzato”!! Conosciuto fin dall’alto medioevo come ” defensor fidei”, e’ passato alla storia non solo come protettore dei popoli dalle punizioni divine della peste nera, del colera, del vaiolo e di altre mortali epidemie, ma anche sotto molteplici altri aspetti, che vanno dalla tradizionale “devozione” fino, addirittura, alla sua, nel tempo, de-sacralizzazione ed alla sua, molto spesso dal secolo passato, “laicizzazione”, fino ad arrivare ad interpretazioni di natura omosessuale ed omoerotica, che se da una parte fanno arrossire ed indignare le persone ” normali”, dall’altra si prestano ad assecondare le tendenze pruriginose di gente “ambigua” per usare un termine eufemistico…..
    Ho letto, tempo fa, un interessante saggio di don Francesco Danieli sui “destini” di S.Sebastiano, alla luce di tendenze “intellettualoidi” e spregiudicate di natura “anormale” di una certa fascia sociale, che sin dal secolo scorso, va sempre piu’ fortificandosi e rinsaldandosi. Tendenze fuori dal normale e, quindi, pericolose naturalmente e socialmente; “fascia sociale”, questa, che ha lottato e continua a lottare per far riconoscere ” normale” la “anormalita’”, della quale va ” orgogliosa”(la loro pride), coinvolgendo financo il mondo dei minorenni……e donne e uomini(sessualmente normali), che, pero’, mettono a disposizione il loro sesso per vil denaro!!! cosa c’e’ di piu’ “amorale” dall’una e dall’altra parte! e S.Sebastiano? incredibile, vogliono farlo passare per “omosessuale” cosi’ da avere anche loro un santo protettore….un “santo gay”…..!!!!
    Sostiene il citato giovane don Francesco Danieli, avallato da un altro autorevole critico e saggista “Lucio Scardino”, che un nuovo ” morbo” si abbatte sul povero S.Sebastiano e che molteplici possono essere le “cause”: gia’ nel periodo umanistico-rinascimentale, con la rivalutazione della figura umana, rispetto a quella divina dei secoli precedenti, nelle lettere, nelle arti, nelle scienze, con la nuova filosofia platonica antiaristotelica S.Sebastiano viene ritratto in modi classicheggianti, attraverso una figura di bell’aspetto, apollinea, dalle forme delicate, con la complicita’ anche di artisti-autori del calibro di un Botticelli, di un Bazzi Giannantonio(detto Cavalier Sodoma) e, piu’ tardi, di un Guido Reni, ai quali, insieme ad altri, interessava esaltare la perfetta anatomia, come una accademica trattazione del nudo, nella quale convivono ” languori devozionali” ed accenti erotici ; cosi’ venivano appagati in pieno lo sguardo eccitato di talune fedeli e degli ecclesiastici “omofili” e dei citati pittori dalle “particolari inclinazioni”.
    Tutto cio’ in un periodo storico quando il mondo era ancora “grande” non globatizzato……Piu’ avanti, dopo il ‘700 e l’800, con l’avanzare della qualita’ della vita, con il progredire delle scienze, arretrano sempre di piu’ le grandi epidemie ed il culto di S.Sebastiano pure…..i continenti, grazie ai moderni mezzi di trasporto, si fanno piu’ vicini, prende il via una nuova moderna socializzazione con piu’ frequenti scambi culturali, artistici, scientifici…..E’ in questa atmosfera che prosegue il processo di “laicizzazione” della figura di S.Sebastiano. E’ tra il 1910 ed il 1911 che arriva la spinta piu’ significativa con l’opera teatrale di Gabriele D’Annunzio “Il martirio di S.Sebastiano” scritta in francese alquanto arcaico e musicata da Claude Debussy e che mi vanto di avere nella mia discoteca classica.
    Nell’opera non vi e’ alcuna devozione religiosa, anzi, si racconta che Sebastiano era il “prediletto” dell’imperatore, in una fantomatica relazione omosessuale con Diocleziano, la cui fondatezza storica e’ totalmente inesistente! solo la mente stravagante del vate abruzzese poteva partorire una simile fantasia. Cosi’ si e’ espresso il citato Danieli nel suo saggio ” La freccia e la palma” nel 2007. Dopodiche’ numerose e piu’ accattivanti sono fiorite opere letterarie, teatrali e cinematografiche su questa falsa riga, calando sempre piu’ la figura di S.Sebastiano in una atmosfera immeritatamente speculativa del “santo gay”.
    e musicata da Claude Debussy e che mi vanto di avere nella mia discoteca classica.

    d io, qualche anno prima, frequentavo il Liceo-Ginnasio ” Pilo Albertelli” ex Umberto I°, e, di tanto in tanto, uscendo da scuola con alcuni compagni di classe si andava a giocare a pallone o al Colle Oppio o sotto il Colosseo(allora non c’era anima viva!!). Finito di giocare, a me piaceva salire sul Palatino ed andare a fare una breve visita a S.Sebastiano….

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