Il parroco Berénger Saunière aveva iniziato nel 1891 anche una serie di lavori di pulizia nel cimitero attiguo alla chiesa di Rennes-le-Château. Queste attività furono probabilmente un normale lavoro di sistemazione dell’antico camposanto, che versava da molti anni in uno stato indecente. Sappiamo che all’epoca il cimitero si trovava in uno stato di crescente abbandono: un documento del 1876 attestava la presenza di molte ossa sparse su tutto il terreno, a vista. E Saunière si diede da fare per rendere il cimitero un luogo di sepoltura degno.

Fonte foto: “Guida storica – I lavori nel cimitero (1895)”, di Mariano Tomatis, in http://www.renneslechateau.it.
Questi lavori andranno avanti fino al 1895, quando verranno interrotti dall’intervento delle autorità competenti per le rimostranze avanzate dai paesani. Per loro sono lavori non utili, e vorrebbero essere “liberi e padroni” di curare le tombe dei loro antenati, mentre il curato non ha nessun diritto di rimuovere, togliere o spostare croci o corone o pietre sulle tombe, da loro poste come abbellimenti. Per questo motivo non sono affatto contenti che si facciano lavori nel cimitero nei modi in cui sono stati fatti finora, poiché non si tratta (per loro) di lavori di riparazioni (1).

In seguito a queste proteste, Saunière interrompe i lavori, ma non prima di aver concluso le ristrutturazioni progettate. E il problema delle ossa sparse qua e là sul terreno verrà risolto con la costruzione di un ossario.
Quella che fino a quattro anni prima era tollerata dagli abitanti di Rennes-le-Château come una semplice “pulizia del cimitero”, diventa un’attività sempre più sospetta: in paese inizia a circolare la voce secondo cui, durante la notte, Saunière si chiude nel cimitero e inizia a scavare sepolture, a rivoltare lastre, esumare cadaveri… Si parla di buche profonde oltre tre metri, illuminate di notte dalla fidata perpetua Marie Denarnaud. Forse si tratta di un’esagerazione, ma sono certamente i lavori effettuati presso il cimitero ad incrinare per la prima volta i rapporti tra Saunière e la popolazione di Rennes-le-Château.

Fumetto francese “Rennes-le-Château. Le Secret de l’abbé Saunière” (1995), scritto e disegnato da Antoine Captier, Marcel Captier e Michel Marrot. La vicenda ricalca con precisione la storia di Bérenger Saunière così come raccontata dallo stesso Antoine Captier, insieme alla moglie Claire Corbu (figlia di Noël Corbu), nel libro “L’héritage de l’abbé Saunière“.
La copia del fumetto è conservata al Musée Domaine de l’Abbé Saunière a Rennes-le-Château (Foto dell’autore).
Per i creatori del mito questa attività “notturna” di Saunière era indice che il prete stava cercando qualcosa collegato alle pergamene.
Probabile che furono proteste avanzate dalla fazione laica e progressista del paese, che riteneva che un uomo di chiesa non dovesse occuparsi di queste cose, secondo le leggi promulgate dalla nuova Repubblica.
E, come si è detto, le autorità nel 1895 gli ordineranno di cessare ogni attività nel cimitero.
Si è molto parlato anche del ritrovamento, che fece Saunière nel cimitero, di una tomba del Diciottesimo secolo, posta vicino al campanile della chiesa. Una scoperta importante. Qui riposava la marchesa Marie de Nègre d’Ablès, ultima signora di Rennes-le-Château, sposa di François d’Hautpoul de Blanchefort, signore e barone di Rennes-le-Château. Alla morte di François d’Hautpoul nel 1753, la reggenza della Signoria di Rennes passò alla moglie. Il 17 gennaio 1781 Marie de Nègre d’Ables morì a Rennes.

Uno dei problemi correlati alla tomba della marchesa de Nègre è quello della sua sepoltura nel cimitero e non nella Tombeau des Seigneurs che, per quanto indicato nei registri parrocchiali, doveva celarsi nel sotterraneo – non ancora trovato – della chiesa di Santa Maria Maddalena.
L’esistenza di un sepolcro nobiliare sotto la chiesa è suggerita anche dalla presenza di una fascia di pietre più chiare, chiamata litre funéraire, i cui resti sono ancora visibili sul muro dell’edificio.

Alcuni ipotizzano che la dama non venne sepolta nella tomba di famiglia, per un editto reale del 1660 che vietava l’inumazione all’interno delle chiese, anche se le norme previste dall’editto di Saint Cloud sui cimiteri erano entrate in vigore solo agli inizi dell’epoca napoleonica, nel 1804. Furono comunque gli stessi d’Hautpoul a rompere la tradizione e a scegliere, come luogo di sepoltura, altri luoghi, tra cui il marito di Marie de Nègre che morì a Limoux (1753) e qui venne inumato. È probabile che fu proprio in questo periodo che il sepolcro venne sigillato e le sepolture dovettero avvenire tutte all’esterno della chiesa (2).
La tomba di Marie de Nègre d’Ables era costituita da una stele verticale incisa e forse da una lapide orizzontale, ed è ormai andata perduta in tutte le sue parti.
Sia la stele verticale che la lapide orizzontale della tomba della marchesa, saranno tra gli elementi principali che entreranno a far parte della mitologia di Rennes-le-Château e, per questo motivo, dedicherò loro degli articoli appositi.

La stele verticale è uno dei più controversi elementi della mitologia di Rennes-le-Château. Si trovava ancora nel cimitero negli anni Sessanta e sparirà poi definitivamente. Secondo Tania Martino la stele è di proprietà della casata Hautpoul di Rennes-le-Château che autorizzarono René Descadeillas a ritirarla dal cimitero nel 1971. L’autrice non dice però la fonte da cui avrebbe appreso questa notizia (3).
È presente una copia in gesso della stele verticale nel museo del paese. La riproduzione di questo reperto, di cui, come si è detto, non esiste altra traccia “fisica”, venne realizzata esclusivamente sulla base di un disegno riportato nell’articolo di Tisseyre (4).

Il testo dell’epitaffio, inciso sulla Stele, era stato copiato da un membro della Société d’études scientifiques de l’Aude in visita a Rennes-le-Château nel giugno del 1905 e riprodotto l’anno successivo sul bollettino dell’associazione.

(Fonte foto: Marco Cipriani, Mariano Tomatis Antoniono, “Indagini su Rennes-le-Château – La stele tombale di Marie de Nègre d’Ables. Approfondimento storico documentale” in http://www.renneslechateau.it)
Durante i lavori nel cimitero, nel rimuovere le ossa dalle bare più antiche, il sacerdote non poté fare a meno di imbattersi nei resti di qualche personaggio altolocato, sepolto insieme a qualche monile o gioiello prezioso. È possibile dunque che il sacerdote si sia impadronito di qualche oggetto prezioso contenuto all’interno della bara della marchesa, come forse aveva fatto all’interno della cripta quattro anni prima (5).
Come si è detto, anche la tomba della marchesa sarà tra gli elementi principali che entreranno a far parte della mitologia di Rennes-le-Château.
Diamo un veloce riassunto di quanto detto fin qui negli articoli precedenti, poiché iniziamo ad entrare nel vivo della costruzione mitologica di Rennes-le-Château.
Abbiamo visto che l’abate Saunière, durante dei lavori effettuati nella chiesa, avrebbe scoperto delle pergamene all’interno del pilastro decorato dell’altare che aveva fatto demolire. Secondo gli autori del mito queste pergamene conterrebbero un “messaggio” nascosto e la lapide di Marie De Nègre gli fornirà la chiave per codificare e decodificare le stesse pergamene.
La relazione di Elie Tisseyre, di cui abbiamo già parlato, consente di confutare la voce secondo cui, nel 1895 durante i lavori di ristrutturazione del cimitero, Saunière avrebbe inspiegabilmente cancellato l’iscrizione sulla lapide della De Nègre per eliminare chissà quali prove; ciò non avvenne certamente, e la prova risiede proprio nel racconto della spedizione della Société: dieci anni dopo, nel 1905, la lapide era ancora al suo posto e l’iscrizione poté essere copiata e riprodotta sul Bullettin della Società di Studi Scientifici dell’Aude.
Ma continuiamo con il racconto. Saunière avrebbe copiato il contenuto delle pergamene, ma non sarebbe stato in grado di decifrarli. Per questo motivo si sarebbe recato dal vescovo di Carassonne, monsignor Billard, che (inspiegabilmente!) invece di farle decifrare ad un rinomato centro di studio paleografico di Carcassone, invita Saunière a partire per Parigi per far esaminare le pergame ad esperti del seminario di Saint-Sulpice.
Questo famoso viaggio a Parigi, segnalato per la prima volta tra il 1960 e il 1961 e dunque circa 70-75 anni dopo che si sarebbe verificato, e che sarebbe avvenuto intorno al 1887, è un altro dei punti salienti su cui si fonda il mito. Ma non esiste alcuna prova né diretta né indiretta che esso sia realmente avvenuto.
Andiamo avanti con la costruzione del mito. Mentre attende alla decifrazione delle pergamene, nel frattempo Saunière si reca al Louvre dove acquista le copie (riproduzioni a stampa, non copie dipinte) di due celebri dipinti: Sant’Antonio e San Paolo di Tebe nel deserto di David Teniers il giovane (circa 1657) e Les Bergers d’Arcadie (I pastori d’Arcadia, circa 1640) di Nicolas Poussin, quadro di cui poi mi occuperò in un apposito articolo (6).


Anche queste copie dei quadri di Poussin e Teniers, non sono mai state trovate (7).
Mentre attendeva alla decifrazione dei documenti, a Parigi avrebbe conosciuto persone come la cantante lirica Emma Calvé, nome d’arte di Rosa Emma Calvet (1858 – 1942), la più nota soprano della Belle Époque, e altri personaggi legati alla massoneria, circoli esoterici, occultistici e spiritistici.

La Calvé è vivace, piacente e per l’epoca era una diva in Francia, come Eleonora Duse lo fu per l’Italia. La cantante diventa subito amica del giovane curato. Come voleva la moda spiritualista del tempo, fu sicuramente legata a frequentazioni esoteriche, spiritistiche e persino occultistiche. L’appartenenza della cantate all’“Ordine Martinista” dell’occultista Papus (Gérard Encausse, 1865-1916), un movimento magico-iniziatico diffuso negli altri gradi massonici e aperto alle donne, è attestata da molte fonti. È lei stessa a raccontarlo in molti particolari della sua biografia.
Sarebbe stata lei ad introdurre Saunière nel mondo equivoco delle società segrete. Le fu anche attribuita una relazione amorosa con il curato. In realtà, con ogni probabilità, i due non si conoscevano affatto.
Fino ad oggi, l’unico reperto rilevato fra gli effetti personali del parroco, che fosse in qualche modo legato alla cantante lirica, è la carta di una confezione di cioccolata Guérin-Boutron con il ritratto della diva. Non una lettera, né un appunto, né un solo accenno alla cantante. Decisamente troppo poco per essere considerato una prova. Tanto più che Saunière sembra aver collezionato diverse cartine con i ritratti delle artiste dell’epoca.

Nel frattempo, si sarebbe conclusa la decifrazione delle pergamene ad opera dell’alsaziano Émile-Henry Guillaume Hoffet, il quale viene dipinto dalla mitografia come un esperto e uno studioso di esoterismo, occultismo e società segrete che intrattiene rapporti con membri influenti di circoli occultistici ed esoterici.
Decifrando il contenuto delle pergamene ritrovate da Saunière, Hoffet avrebbe scoperto un “grande segreto” sconvolgente, di cui Saunière venne a conoscenza, ma questa mirabolante rivelazione dei contenuti della pergamane, fatta dal giovane studioso al prete di campagna, non ci è stata restituita…
Come in tutti i romanzi gialli e nei thriller, per avere una storia di successo è importante catturare l’attenzione. L’elemento fondamentale per ottenerlo è creare tensione e suspence nel racconto: si allude ad un grande mistero, un Secret esplosivo e pericoloso, si lasciano molti indizi e il lettore viene messo di fronte a continui interrogativi, a colpi di scena, a domande che rimangono in sospeso.
Come si vede, i “costruttori” del mito di Rennes-le-Château conoscevano bene tutti gli ingredienti per ottenere un “prodotto” di successo, proclamando rivelazioni sempre più favolose.
Se tutta la storia venisse presa come un semplice romanzo “fantastico”, potrebbe funzionare. Peccato che, soprattutto dagli scrittori di “terza generazione” che si sono occupati del mito, tutto questo venga preso come verità.
Ma le incogruenze, come vedremo, sono moltissime. Tornando al nostro Hoffet, che fu ordinato sacerdote a Liegi nel 1898, le date non tornano. Secondo i mitografi il famoso viaggio a Parigi di Saunière dovrebbe collocarsi nel 1887 e in quella data Hoffet aveva 14 anni… decisamente non avrebbe potuto avere una conoscenza approfondita tale da permettergli una decodifica così complessa. Anche spostando la data del viaggio al 1891, come sostengono altri, Hoffet avrebbe comunque avuto 18 anni, un’età ancora troppo giovane.
Ma non solo. Hoffet viene dipinto dai creatori del mito, che si affidano solo a ricordi di fantasia e non a documenti reali, come un occultista “infiltrato” nella Chiesa. I documenti invece, ci restituiscono un’immagine ben diversa da quella diffusa dai libri del mito.
Dalla sua vita si sa che nel 1892 si allontanò da Parigi per tornarvi verso il 1914. Inoltre pubblicò varie opere sul dogma dell’Immacolata Concezione, fu un esperto di teologia pontificale e fu molto devoto alla Madonna e al Sacro Cuore. Un prete cattolico decisamente molto tradizionalista e non certo filo-massone come viene presentato. Anzi, come Saunière era un antimassone e, a differenza di Saunière, era anche un intellettuale. (Iannacone)
Per quanto riguarda la devozione al Sacro Cuore, al cui culto era dedito anche il parroco Bérenger Saunière, era questa una pratica molto diffusa e non certo bizzarra, come dicono i mitografi, né una “stranezza” di Saunière: nella piccola chiesa di Rennes-le-Château il simbolo religioso del Sacro Cuore lo troviamo rappresentato in molti luoghi.




Questa devozione per il Sacro Cuore di Gesù è stata, soprattutto tra i secoli Diciassettesimo e Diciannovesimo, una delle più diffuse devozioni cattoliche. Si era divulgato in Francia nel corso del Settecento, con centinaia di Congregazioni dedicate al Sacro Cuore.
Come mai questa profonda devozione per il Sacro Cuore in Francia? Tra il 1673 e il 1675 la suora Marie Marguerite Alacoque è testimone di diverse apparizioni di Gesù che esibisce alla suora il proprio cuore sanguinante ed esige dalla Francia intera la dedizione più totale. Il Paese si doveva consacrare interamente al cuore di Gesù, solo in questo modo si sarebbe salvato da catastrofi ed attacchi nemici.
Era nato il “culto del Sacro Cuore” che conobbe uno sviluppo irrefrenabile. Re Luigi XVI consacrò pubblicamente non solo la propria famiglia, ma l’intero Stato al Sacro Cuore di Gesù: il nuovo vessillo reale divenne un cuore sanguinante attorniato dai gigli di Francia. Durante la Rivoluzione Francese il simbolo del Sacro Cuore fu impugnato dai controrivoluzionari cattolici che volevano riportare la monarchia. L’adorazione riprese a diffondersi nel XIX secolo e raggiunse in quest’epoca l’apice della popolarità. Nel corso dell’Ottocento, il Sacro Cuore sarebbe diventato un’insegna del mondo cattolico mobilitato contro l’offensiva anticlericale. Quando, nel 1856, Papa Pio IX istituisce la festa del Sacro Cuore, il gesto acquista anche un chiaro significato politico (8).
Il 25 luglio 1873 l’Assemblea Nazionale Repubblicana si pronuncia a favore della costruzione di una basilica sulla collina di Montmartre, e in tutta la Francia vengono diffuse molte richieste di finanziamenti a favore della costruzione. Il simbolo della basilica, il Sacro Cuore, rappresenta anche il partito che intende riportare sul trono un re borbone, e proprio ad un monarca in carne ed ossa fa riferimento l’immagine di Cristo Re, il simbolico condottiero cui è consacrata tutta la nazione francese. Anche la contessa di Chambord, di cui abbiamo già parlato, fece una donazione di 500 mila franchi a favore della costruenda basilica del Sacro Cuore di Montmartre (iniziata nel 1875, fu terminata nel 1914 e consacrata nel 1919, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale), e se paragonata a questa cifra, la donazione di 1000 euro che la contessa aveva fatto a Saunière, poco dopo la sua predica filomonarchica, era dunque molto piccola. Le ragioni di entrambe le donazioni hanno un chiaro carattere politico (9).

E in quest’ottica si spiegano anche i numerosi riferimenti al tema del Sacro Cuore negli edifici eretti da Saunière a Rennes-le-Château, che dunque non sono affatto né “atipici” né “strani”, come sostenuto dai mitografi.
NOTE: (1) Cfr. “Guida storica – I lavori nel cimitero (1895)”, di Mariano Tomatis, in http://www.renneslechateau.it. Il sito, curato da Mariano Tomatis, è una guida indispensabile e fondamentale, la più vasta ricostruzione storico-documentaria ad oggi realizzata e il punto di riferimento più serio, approfondito e completo sulla storia di Rennes-le-Château. (2) Cfr. Marco Cipriani, Mariano Tomatis Antoniono, “Indagini su Rennes-le-Château - La stele tombale di Marie de Nègre d’Ables. Approfondimento storico documentale” in http://www.renneslechateau.it. (3) Tania Martino, Rennes-le-Château, sogno di un tesoro, Roma, Albatros, 2013. L’autrice raccoglie le principali teorie sul mito di Rennes e formula poi delle sue teorie prendendo come fatti veritieri il libro Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln e Le Trésor Maudit di Gerard de Sède. (4) Elie Tisseyre, “Excursion du 25 juin 1905 à Rennes-le-Château” in Bulletin de la Société d’Etudes Scientifique de l’Aude, Vol.17 (1906) ora in “Indagini su Rennes-le-Château”, Roberto Gramolini, trad. - http://www.renneslechateau.it. (5) Cfr. “Guida storica – I lavori nel cimitero (1895)”, di Mariano Tomatis, in http://www.renneslechateau.it. (6) Il dipinto di Sant’Antonio e San Paolo di Tebe nel deserto di David Teniers il giovane (circa 1657) è conservato all’Ashmolean Museum di Oxford ed è stato censito costantemente in Inghilterra sin dal 1791. Tutto è possibile, ma è alquanto improbabile che Sauniere avesse avuto la possibilità di vedere questo quadro durante la sua visita a Parigi. Teniers dipinse anche altri quadri che avevano come soggetto il presunto incontro tra Sant’Antonio Abate e San Paolo di Thebe, vissuti nel IV° secolo d.C. e che sono conservati, oltre a quello inglese, nei musei di Colonia ed Anversa. (7) Cfr. Mario Arturo Iannaccone, Rennes-le-Château una decifrazione. La genesi occulta del mito, Milano, SugarCo, 2004. Il libro di Iannaccone è molto utile anche per capire la genesi della creazione del mito di Rennes: un’indagine condotta sulle fonti originali, con lo scopo di separare il vero dal falso. (8) Sabina Marineo, “Indagini su Rennes-le-Château - Lo strano affare del Priorato di Sion Origini storiche ed evoluzioni moderne” in http://www.renneslechateau.it. (9) Cfr. Mariano Tomatis, Alessandro Lorenzoni, "Rennes-le-Château e l'abbazia di Carol. Esiste davvero un mistero a Balou?" in http://www.renneslechateau.it.
- ARTICOLO PRECEDENTE: http://vogliadiarte.com/rennes-le-chateau-la-costruzione-del-mito-5-i-ritrovamenti-di-sauniere-allinterno-della-chiesa-la-scoperta-di-una-tomba/
- ARTICOLO SUCCESSIVO: 7. L’“anomala” simbologia della chiesa di Rennes-le-Château
NB: PRESTO IN PROGRAMMA! Andremo insieme a Rennes-le-Château in un suggestivo tour nella Francia del Sud, dal 30 Ottobre al 3 Novembre 2019, che avrà un filo conduttore molto particolare. Una delle tappe del nostro tour sarà dedicata proprio alla visita di Rennes-le-Château. Sto definendo gli ultimi dettagli relativi al viaggio e presto il tour lo potrete vedere pubblicato sul mio sito www.vogliadiarte.com/voglia-di-viaggiare, sulla mia pagina Facebook “Voglia di Arte” (@vogliadiarteofficial) e su Meetup nel gruppo “Voglia di Arte”.
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