Dal 4 al 20 dicembre 1891 Saunière, parroco di Rennes-le-Château, si dedica all’installazione del bassorilievo sopra la porta di ingresso della chiesa del paese, sormontato da un tetto color giallo canarino; sulla chiave di volta oggi si trova il simbolo del Sacro Cuore, ma all’epoca di Saunière compariva una conchiglia.


Alla pietra che indica la data dei restauri del 1646, Saunière ne aggiunse due indicanti il 1891 e il 1892.

Molti trovano strano che siano presenti, ai due lati dell’architrave, lo stemma del vescovo di Carcassonne, Billard (e c’è anche quello del suo predecessore, monsignor Leuillieux ) e lo stemma del papa Leone XIII Pecci, eletto nel 1878 e morto nel 1903.
Tutto ciò non ha nulla di strano. La “lettura” della struttura rivela chiaramente il progetto di Saunière di trasformare la chiesa di Santa Maddalena in un importante centro di pellegrinaggi: facendo scolpire su due lati gli stemmi dei due vescovi di Carcassonne e sulla chiave di volta quello del papa Leone XIII, il parroco di Rennes auspicava evidentemente dai suoi superiori di ottenere per la parrocchia dei vantaggi che gli guadagnino un incremento di visite da parte dei pellegrini, non ultima l’indulgenza, dispensata dal Vescovo e dal Papa, per chiunque visiti la chiesa nel giorno della festa di Santa Maria Maddalena.
Sotto il blasone di monsignor Billard è trascritto il suo motto, tratto dal Vangelo di Luca 5, 5: “In verbo tuo laxabo rete” (Sulla tua parola getterò la rete). Sotto lo stemma di Leone XIII compare la sua massima, tratta dalle profezie di San Malachia: “Lumen in coelo” (Luce nel Cielo): a tale motto si ispira il blasone papale, che nella parte alta mostra una cometa. Il terzo stemma è molto danneggiato, ma probabilmente vi compariva l’iscrizione “In fide et lenitate” (Nella fede e nella dolcezza) dedicata al predecessore di Billard, monsignor François-de-Sales Albert Leuillieux (vescovo dal 1873 al 1881). (1)

Al centro del triangolo, che sormonta il portale della chiesa, compare una statua di Maria Maddalena con la croce in mano.

Anche in questo caso è stata vista un’anomalia nel timpano a forma di triangolo equilatero che ospita la statua della Maddalena e all’interno di questo triangolo sono alternate delle rose e delle croci. Alcuni autori hanno visto questo alternarsi di simboli all’interno di un triangolo come “Triangolo rosa-croce”, interpretabile come il nome di una loggia. Inoltre si è fatto il paragone con le porte dei templi massonici che si aprono in una parete sormontata da un frontone triangolare, il Delta luminoso, evocazione della Trinità. Il tempio massonico è simbolicamente orientato come le chiese: l’entrata a occidente, il seggio del Maestro Venerabile a Oriente, il lato destro a mezzogiorno e il lato sinistro a settentrione. Questa disposizione rappresenta il corridoio o la via che conduce dall’occidente all’oriente, cioè verso la luce, l’illuminazione.
Il timpano, fin dagli esempi dei templi greci, ha una forma triangolare ed era ornato con decorazioni fittili dipinte o sculture. Inoltre il triangolo equilatero, da sempre simbolo di perfezione, con il vertice verso l’alto rappresenta la divinità, la perfezione divina, sia in ambito greco che giudaico. Nella simbologia cristiana è in particolare il simbolo della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dal Rinascimento in poi all’interno del triangolo è, alle volte, racchiuso anche un Occhio (un altro simbolo del divino presso quasi tutti i popoli), per simboleggiare la conoscenza divina e questo simbolo è poi entrato anche nella simbologia massonica.
Ai lati della Maddalena vi sono 4 vasi contenenti 3 rose a vaso, per un totale di 12 rose che, molto probabilmente, rappresentano i 12 Apostoli. Ricordiamo che Maria Maddalena ebbe il titolo di Apostola Apostolorum, poiché fu lei per prima che vide Gesù risorto il giorno di Pasqua che le affidò l’incarico di annunciare la “bella notizia” ai discepoli (Mc, 16,9; Gv, 20, 11-18). Un ruolo assolutamente eccezionale che fa di una donna la prima testimone dell’evento che sta a cuore all’annuncio cristiano. Dedicherò più avanti degli articoli a questa straordinaria figura.
Il timpano, nella sua parte superiore, in corrispondenza della Maddalena, è circondato da motivi floreali e stelle a otto punte, anche questo un simbolo utilizzato molto nel Cristianesimo quale simbolo legato alla Madonna, simbolo di perfezione (otto è un numero perfetto) e splendore. Maria è detta anche Stella mattutina e lo stellario è la preghiera recitata durante la novena dell’Immacolata. Le troviamo rappresentate sul manto o sulle vesti della Madonna, tutto intorno alla sua figura o intorno al suo capo, in questo caso solitamente in numero di 12, dal passo dell’Apocalisse.
Ai due lati dell’architrave è rappresentato il motivo del giglio di Francia che verrà ripetuto anche in molti punti all’interno della chiesa.

Sopra la statua della Maddalena compare una croce sormontata da un cartiglio la cui iscrizione, conoscendo l’orientamento politico di Saunière, acquista una doppia valenza religiosa e politica: “In hoc signo vinces” (Con questo segno vincerai).

La scritta ricorda la visione che ebbe Costantino nel 312, alla vigilia della battaglia contro Massenzio; uscito vincitore dallo scontro, Costantino gettò le basi per il primo stato cristiano della storia. Nel 1891, quando il conflitto tra Stato e Chiesa era molto aspro, la scritta in questione era una precisa allusione politica.
Ai piedi della Maddalena, sotto la scritta “STE MARIA MAGDALENA” (Santa Maria Maddalena), una lunga iscrizione, sempre in latino, recita: “Regnum mundi et omnem ornatum soeculi contempsi propter amorem Domini mei Jesu Christi quem vidi quem amavi in quem credidi quem dilexi” (Ho disprezzato il regno del mondo ed ogni ornamento secolare per amore del Mio Signore Gesù Cristo che vidi, amai, in cui credetti e in cui trovai diletto).

Questa frase si trovava in tutti i breviari e in uno dell’epoca di Saunière, compare la frase nella sua versione integrale (2).

Inoltre, la frase è in relazione anche con la figura di Maria Maddalena che ha lasciato e disprezzato la vanità del mondo per Cristo, che ha visto, amato e in cui ha creduto.
Sopra la porta, compaiono altre tre iscrizioni tratte dai testi biblici: “Domus mea domus orationis vocabitur; Terribilis est locus iste; Hic domus dei est et [porta coeli]”
La prima è tratta dal Libro di Isaia 56, 7: “Holocausta eorum et victimae eorum placebunt mihi super altari meo quia DOMUS MEA DOMUS ORATIONIS VOCABITUR cunctis populis” (I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli).
Le altre due citazioni sono tratte dal Libro del Genesi 28, 16-17: «Cumque evigilasset Iacob de somno ait “Vere Dominus est in loco isto et ego nesciebam”. Pavensque: “Quam TERRIBILIS” inquit “EST LOCUS ISTE non est HIC aliud nisi DOMUS DEI ET PORTA CAELI“». (Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo“).

Lette in sequenza, le ultime tre iscrizioni definiscono precisamente il luogo di preghiera su cui si trovano incise: un luogo mirabile per la presenza di Dio, unica porta del Cielo per i credenti. È stato anche notato come la scelta di queste frasi, fatta da Saunière, denota un’ottima conoscenza della Bibbia.
Le interpretazioni date a queste iscrizioni sono state tante e diverse, introducendo significati esoterici e simbologie occulte nonché significati “nascosti”.
In particolare la frase “Terribilis est locus iste” è stata vista come un segno della grande cospirazione o una sorta di “avvertimento” e su questa frase sono stati gettati fiumi di parole.
“Nel mezzo del bassorilievo soprastante la porta, gli operai ebbero l’ordine di incidere un’iscrizione che si può dire unica in un luogo di culto cristiano: TERRIBILIS EST LOCUS ISTE. La dichiarazione «questo luogo è terribile» era stata impiegata in una chiesa protocristiana a Roma ma da allora non aveva incontrato molta popolarità.” (3).
E Tania Martino scrive che questa citazione «lascia inquieti […] Come può un prete aver scritto una frase tanto spaventosa? […] Purtroppo, se nel contesto dell’episodio di Giacobbe questa frase sembra adatta, sul timpano di una chiesa, messa in evidenza volutamente, ha tutto un altro effetto sul credente e sull’iniziato al segreto. Che cosa voleva indicarci Saunière con quella citazione? Perché per lui quel luogo era terribile? Perché aveva scoperto qualcosa di sconvolgente, oppure aveva racchiuso in quella chiesa, un segreto così imponente da risultare terribile? Voleva indicare la chiesa oppure esso era un indizio per l’iniziato? Quest’ultimo avrebbe trovato nella chiesa le indicazioni per recarsi nel luogo che, secondo Saunière, è terribile? Il luogo dove è sepolto Gesù Cristo?» (4).
Come è stato già detto nei precedenti articoli, è evidente una diffusa e preoccupante ignoranza religiosa da parte di molti autori, che riguarda elementi assolutamente ortodossi e comuni presenti nelle chiese cattoliche, che continuano ad essere caricati di significati che non hanno.
L’iscrizione è tratta dalla Bibbia, dove si racconta l’episodio del sogno di Giacobbe. È utilizzata, ancora oggi, dalla liturgia cattolica nell’ufficio e la messa della dedicazione delle chiese, ed è quindi appropriata all’ingresso di un tempio cristiano. Il senso della iscrizione, che accoglie il visitatore è: «Questa chiesa è venerabile perché è una casa di preghiera. Ma è anche un luogo terribile, perché è in questo luogo che Dio giudica e ci apre la porta del cielo.» (5)
Si narra nel passo della Bibbia (Genesi, 10-22, La Bibbia di Gerusalemme, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2005) che Giacobbe, figlio di Isacco, durante il viaggio verso Carran, si fermò in un luogo per passarvi la notte, usando una pietra come guanciale. Mentre dormiva sognò una scala che poggiava a terra e la cima raggiungeva il cielo, e degli angeli di Dio salivano e scendevano da essa. In sogno gli apparve anche il Signore che gli accordò la sua protezione e gli assicurò una discendenza numerosa come la polvere della terra. Allora Giacobbe si svegliò da sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”. Alla mattina si alzò e prese la pietra su cui si era addormentato, le eresse come una stele, vi versò sopra dell’olio e chiamò quel luogo Betèl (dall’ebraico Beth-El, casa – Beth, di Dio – El) e fece voto che se fosse tornato sano e salvo dal viaggio, la pietra eretta come stele sarebbe diventata una casa di Dio.
Ecco il motivo per cui è una frase assolutamente comune per la dedicazione delle chiese, un rito dal significato simbolico con cui si rende sacra la località prescelta perché diventa la casa di Dio.
La chiesa dunque come un luogo di “timore e tremore”, di “reverenza”, di preghiera, e di contatto con Dio. Inoltre non è affatto vero che sia un’iscrizione “unica” in una chiesa. Era molto comune nelle chiese, fino a qualche decennio fa, per sancire la sacralità del luogo di timore, scala sacra di collegamento soprannaturale, con il riferimento alla scala di Giacobbe. È diffusissima ad esempio, oltre che in Italia, anche in Francia, Germania, Stati Uniti, Messico, Canada.
Per rimanere all’Italia, la si ritrova ad esempio nella Chiesa di San Carlo al Corso a Roma, nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Mioglia (Savona), nel Santuario di San Michele del Gargano, in provincia di Foggia e a S. Ilario di Bibbiena, in provincia di Livorno.
In conclusione, come si è visto, nessun significato nascosto, esoterico o simbologie occulte ma solo delle normali interpretazioni cristiane. E le iscrizioni sottolineano la sacralità e l’unicità della Chiesa come casa di preghiera e di contatto con Dio.
NOTE: (1) Cfr. “Guida storica – Il bassorilievo all’ingresso della chiesa (1891)”, di Mariano Tomatis, in http://www.renneslechateau.it. Il sito, curato da Mariano Tomatis, è una guida indispensabile e fondamentale, la più vasta ricostruzione storico-documentaria ad oggi realizzata e il punto di riferimento più serio, approfondito e completo sulla storia di Rennes-le-Château. (2) G.T., “Les inscriptions du porche de l’eglise de Rennes-le-Château”, cit. in “Guida storica – Il bassorilievo all’ingresso della chiesa (1891)”, di Mariano Tomatis, in http://www.renneslechateau.it.(3) Andrews Richard – Schellenberger Paul, Tomb of God (Alla ricerca del sepolcro, Milano, Sperling & Kupfer, 1996, p. 124. Cit. in Mario Arturo Iannaccone, Rennes-le-Château una decifrazione. La genesi occulta del mito, Milano, SugarCo, 2004. Il libro di Iannaccone è utile per capire la genesi della creazione del mito di Rennes: un’indagine condotta sulle fonti originali, con lo scopo di separare il vero dal falso. (4) Tania Martino, Rennes-le-Château, sogno di un tesoro, Roma, Albatros, 2013, pp. 200-201. L’autrice raccoglie le principali teorie sul mito di Rennes e formula poi delle sue teorie prendendo come fatti veritieri il libro Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln e Le Trésor Maudit di Gerard de Sède. (5) Bedu Jean-Jacques, Rennes-le-Château. Autopsie d’un mythe, Portet-sur-Garonne, Loubatières, 2002, p 63. Un testo essenziale per un’analisi storicamente scrupolosa sull’origine del mito. È citato anche in Mario Arturo Iannaccone, Rennes-le-Château una decifrazione. La genesi occulta del mito.
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